Laboratorio Ambiente

 

Il laboratorio per l’ambiente studia, per la parte di sua competenza, le norme costruttive e funzionali degli archivi, delle biblioteche e dei laboratori di restauro annessi (ambienti, attrezzature e materiali), le misure di sicurezza (impianti antincendi, antifurto ecc.), il controllo e la regolazione delle condizioni ambientali (temperatura, umidità, areazione, illuminazione), anche in relazione alla tutela della salute dei lavoratori e degli utenti delle biblioteche.

Gli enti conservatori di beni archivistici e librari, situati in tutto il territorio nazionale, possono richiedere consulenze e supporto al laboratorio per l’ambiente relativamente alle tecniche strumentali di monitoraggio delle condizioni climatiche dei luoghi di conservazione sia per la gestione di eventi calamitosi di eccezionale portata sia per affrontare, secondo le modalità più adeguate, le piccole emergenze che possono verificarsi quotidianamente o eccezionalmente negli ambienti adibiti alla conservazione di materiale cartaceo.

La domanda dovrà essere corredata della scheda A “richiesta sopralluogo” e indirizzata al Direttore dell’Istituto ic-pal.direzione@beniculturali.it.

Scarica Richiesta Sopralluogo 

Musei, biblioteche, archivi, in generale tutti i luoghi che conservano ed espongono beni culturali (nel nostro caso di materiale cartaceo) devono garantire la sicurezza ambientale, strutturale, d’uso, anticrimine, antincendio; devono pertanto essere messe in atto tutta una serie di azioni volte a tutelare, conservare e consolidare il “contenitore “ nei confronti di quei fattori che possono incidere sulla conservazione del bene.

La sicurezza degli ambienti di conservazione/esposizione comporta la verifica dei seguenti parametri/condizioni:

  • idoneità strutturale
  • condizionamento/trattamento dell’aria
  • temperatura e umidità
  • illuminazione
  • affollamento e gestione dei flussi del personale /visitatori
  • presenza di agenti nocivi (fisici, chimici, biologici)
  • strumenti di contrasto ad azioni dolose (furti, vandalismi, attentati….etc)
  • progetto sicurezza
  • arredi
  • progetti
  • Riferimenti normativi e linee guida

Progetto sicurezza

La progettazione della sicurezza in edifici costituenti “beni culturali” per le loro specifiche caratteristiche storico–artistiche non può essere affrontata con un approccio deterministico–prescrittivo; nella maggioranza sono architetture che in fase di progetto non erano state destinate all’uso attuale, e risalgono ad epoche storicamente lontane dalla nostra civiltà tecnologica. A ciò si aggiunge che spesso gli interventi strutturali ed impiantistici per adeguarli alla normativa vigente risultano talmente invasivi da rischiare di snaturare la realtà artistica e storica dell’edificio. Pertanto, fermi restando i requisiti essenziali da soddisfare, l’approccio del progettista deve commisurare di volta in volta la strategia di sicurezza alle realtà specifiche, attraverso una serie di analisi e valutazione dei rischi. In particolare è necessario prendere nota di tutte le zone sensibili sul piano della sicurezza e trovare soluzioni progettuali per risolvere le situazioni a rischio. Si rimanda alla letteratura di settore per entrare nel dettaglio. In linea generale si evidenziano di seguito gli aspetti principali della sicurezza:

  • sicurezza degli accessi e degli edifici
  • prevenzione dei comportamenti criminali e pericolosi
  • sicurezza del materiale archivistico e librario
  • gestione delle calamità naturali e antropiche (approccio per gradi)
  • valutazione dei rischi (analisi dei pericoli e delle azioni naturali e antropiche)
  • prevenzione (sistemi allarme antincendio, manutenzione ordinaria di tutti gli impianti ,piano di emergenza, etc)

La valutazione è indirizzata al rispetto delle norme inerenti la sicurezza antincendio per gli edifici di interesse storico-artistico destinati a biblioteche ed archivi (D.P.R. 30 giugno 1995, n. 418; Attività n. 72 del DPR 01 agosto 2015) e la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro (Decreto Legislativo  9 aprile 2008 n. 81 e ss. mm. e ii.).

Arredi

Gli arredi nei locali d’archivio e di conservazione di beni culturali cartacei devono essere progettati tenendo ben presente sia la loro funzione sia le caratteristiche dell’edificio in cui sono collocati, in modo da avere caratteristiche strutturali ottimali e ala fine di sfruttare nel modo migliore lo spazio disponibile. E’ pertanto preferibile avere scaffali con ripiani mobili, adattabili alla distanza dei contenitori di archivio  o delle varie dimensioni dei libri.

Il materiale delle scaffalature deve essere, se possibile, di metallo verniciato a caldo o zincati per evitare la formazione di ruggine, senza sporgenze e superfici taglienti; la scaffalatura deve avere larghezza e profondità tali (30-40 cm) da assicurare che i documenti non sporgano fuori dai bordi.

Le scaffalature di legno, spesso presenti negli edifici di valore storico-artistico, favoriscono la proliferazione di muffe e parassiti, nonché aumentano il carico di incendio; pertanto, se possibile, andrebbero evitate o almeno trattate con vernici ignifughe e trattamenti antiparassitari periodici.

Altro elemento da considerare è la portata dei singoli ripiani sui quali si appoggiano i documenti/libri, la portata minima garantita deve essere di almeno 60 kg/m; pertanto sono preferibili ripiani con nervature di rinforzo e di lunghezza non superiore al metro.

Il ripiano più basso deve sempre essere montato a non meno di 15 cm. da terra per limitare i danni connessi a possibili allagamenti(ma in zone soggette ad alluvioni tale distanza dovrà essere pari ad almeno 50 cm). Il piano superiore deve trovarsi ad una distanza da eventuali impianti di illuminazione pari ad almeno 50 cm. Naturalmente tutti gli scaffali devono essere opportunamente fissati al terreno, alle pareti o controventati, per evitare cadute e ribaltamenti. Gli scaffali devono prevedere spallette laterali o reggilibri al fine di evitare cadute laterali del materiale.

fondamentale è anche la posizione delle scaffalature rispetto all’esposizione dell’ambiente; mai addossati a diretto contatto con le pareti, almeno a 20 cm di distanza per evitare il contatto con eventuali muffe, sotto finestre o bocche di lupo, sotto tubature a vista per il conseguente rischio di possibili allagamenti o infiltrazioni d’acqua. E’ necessario disporre gli scaffali ad almeno 90 cm gli uni dagli altri per permettere il passaggio di carrelli e per evitare la propagazione di eventuali incendi (se si utilizzano scale a norma, la distanza tra gli scaffali dovrà essere pari ad almeno 120 cm).

l’uso di scaffalature chiuse (da evitare sportelli scorrevoli) permette di conservare i documenti senza obbligo di ricorrere a faldoni e scatole, è importante però che sia assicurato un corretto ricambio d’aria per non rischiare la formazione di un microclima dannoso per il materiale conservato. l’altezza delle scaffalature, quando lo spazio utile lo consente, è preferibile non sia superiore ai 2.15 m. al fine di prelevare il materiale senza l’ausilio di scale

Per documentazione con formati particolari, mappe, disegni è necessario predisporre contenitori appositi e scaffali o cassettiere orizzontali di misure adatte a contenerli.

Considerazioni a parte devono essere fatte per quegli arredi (teche, vetrine, bacheche, etc…) destinati alla tutela, conservazione ed esposizioni di beni cartacei, nei luoghi museali. In questo caso la progettazione deve tener conto delle caratteristiche dimensionali e materiali specifiche del “bene” in esame nonché del microclima idoneo alla sua conservazione (valori di temperatura, umidità relativa, illuminazione)

E’ necessario evitare di ingombrare l’archivio/deposito libri  con oggetti incongrui (pacchi di moduli in bianco, bandiere, sedie rotte…) specialmente se infiammabili.

Illuminazione

L’eccessiva esposizione al sole e alla luce in genere è di per sé un importante fattore di degrado dei documenti d’archivio e dei libri, poiché i raggi luminosi provocano rapide ed irreversibili modificazioni chimiche e cromatiche della carta, degli inchiostri e delle superfici colorate (mappe, disegni, copertine).

Tutte le lunghezze d’onda della luce – visibile, infrarosso e ultravioletto (UV) – accelerano la decomposizione chimica dei materiali organici mediante ossidazione. L’ultravioletto, essendo il fattore dotato dell’energia più elevata, è il più dannoso. Pertanto è fondamentale tenere  sotto controllo i livelli di illuminazione per il monitoraggio dello stato di conservazione della “carta” . La luce, poiché sia quella naturale sia quella artificiale può danneggiare i documenti: li scolorisce e li ingiallisce. I danni provocati dalla luce sono irreversibili in quanto la luce delle lampade fluorescenti, così come quella del sole, producono raggi ultravioletti molto nocivi per i documenti. Non solo, la luce illumina una superficie con conseguente produzione di calore e il calore, a sua volta, è causa d’invecchiamento.

E’ pertanto fondamentale e necessario proteggere il materiale cartaceo da un’esposizione eccessiva e prolungata ai raggi UV.

Alcune brevi e generali considerazioni sulla luce artificiale.

I livelli di illuminazione devono essere mantenuti bassi, per quanto praticamente possibile, sia nei magazzini sia nelle sale di lettura e di esposizione.

Dal punto di vista della conservazione sarebbe preferibile conservarli nell’oscurità, ma questo non è sempre possibile; possiamo adottare alcuni accorgimenti semplici ed efficaci:

  • collocare i documenti in cartelle di cartone,
  • ridurre l’illuminazione al minimo,
  • spegnere le luci quando non c’è nessuno nei depositi, anche attraverso la progettazione di un impianto di illuminazione con sensori che automaticamente spegneranno la luce in assenza di personale.

Alcuni dati tecnici di progettazione

Ci sono vari tipi di illuminazione , lampade a incandescenza, alogene al tungsteno, fluorescenti etc…; sebbene la luce fluorescente abbia un elevato contenuto di radiazioni ultraviolette, è solitamente installata nelle biblioteche perché sviluppa meno calore e offre una maggiore economia di esercizio.

Si richiamano come indicazione generale i livelli di illuminazione raccomandati (IFLA 2004) :

  • 200-300 lux sono livelli accettabili per le sale di lettura,
  • 50-200 lux sono sufficienti nei magazzini. Tuttavia per ottenere questi livelli sarebbe necessario escludere completamente la luce naturale e affidarsi totalmente all’illuminazione artificiale.
  • fonti luminose con emissioni di radiazioni ultraviolette superiori a 75 microwatt per lumen richiedono filtri.
  • In occasione di mostre, il livello di luce che colpisce la superficie degli oggetti esposti deve essere mantenuto basso, non più di 50-70 lux, per otto ore al giorno per una durata massima di 60-90 giorni, sono spesso raccomandati per materiali fotosensibili, come carte colorate, giornali e certe legature (per esempio legature in tela) e supporti quali inchiostri di manoscritti e acquerelli.

È necessario misurare e registrare i livelli di luce e di radiazione ultravioletta in differenti periodi dell’anno, dal momento che i valori cambiano con le stagioni.

Oltre ai dati climatici e di localizzazione, gli altri fattori che influenzano l’illuminamento interno dei luoghi di conservazione (biblioteche, musei, depositi) sono la forma e il posizionamento delle aperture nelle facciate, l’ombreggiamento da parte di altri edifici circostanti, la tipologia di schermatura, il materiale costituente e il suo modello di funzionamento.

Il controllo dell’illuminazione naturale è importante non soltanto per garantire una adeguata qualità della luce all’interno dell’edificio, ma anche per evitare gli inconvenienti dovuti alla radiazione solare diretta, che contiene infatti raggi infrarossi (causa di innalzamento della temperatura e aumento del carico termico) e raggi ultravioletti (causa di reazioni chimiche con alterazione delle proprietà e dei colori di documenti cartacei, finiture e arredi).

A tal fine sarà particolarmente importante sia selezionare dei vetri la cui stratigrafia abbia determinate caratteristiche tecniche, sia progettare adeguate schermature fisse e mobili, con accorgimenti atti a migliorare la qualità della luce diffusa all’interno degli ambienti.

Gli espedienti progettuali per filtrare la luce sono innumerevoli: vetri speciali tecnologicamente avanzati (vetri trattati, vetri a trasparenza variabile, etc.); schermi rigidi che intercettano e redirezionano la luce incidente (aggetti orizzontali, verticali o a carabottino; “scaffali di luce”, louvres, deflettori); filtri solari fissi e mobili (brise-soleil, gelosie, lamelle, elementi oscuranti).